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L′Elleboro

L′Elleboro
Helleborus niger
Girellavo per i monti pisani da più di venti giorni, nella zona di Prunicce nel Comune di Chianni. Ero sul versante orientale per dei sopralluoghi. Una cosa che sarebbe durata ancora un paio di settimane. Arrivare in quei boschi non era semplice: un'ora e mezza di strada asfaltata, poi circa un'ora di sterrato e un'altra oretta buona a piedi. Dovevo attraversare anche un tratto in cui stavano ceduando e spesso mi toccava aspettare che caricassero i motocarri. A volte mi portavo un po' di pane e companatico o dei bei pezzi di schiacciata salata e rimanevo a dormire nel bosco, infilata sotto le foglie della lettiera, che in quella stagione erano ben secche. Nei boschi si dorme bene, cullati da piccoli fruscii e versi intermittenti.
Quella mattina scesi su un fiumetto che faceva un saltino d'acqua gorgogliante in mezzo ai massi coperti di muschio. Il rumore dell'acqua mi aveva fatto compagnia durante tutta la notte, da quella riva ero passata il pomeriggio precedente e, mentre fotografavo degli ellebori, avevo notato delle orme un po' cancellate: sembravano di volpe, ma erano un po' grandi. Avvicinandomi all'acqua per sciacquarmi il viso vidi delle altre orme fresche, sembravano appena lasciate. Mi chinai in mezzo ai massi: era proprio volpe e doveva essere anche un grosso maschio, c'era però qualcosa di stranamente irregolare. Mi spinsi ancora avanti uscendo dal riparo dei massi, dove l'acqua aveva portato la sabbia su cui erano impresse le orme. All'improvviso la sentii. Girai la testa lentamente verso destra guardando oltre il masso: era lì e mi guardava. Vicina, vicinissima, ne distinguevo le pupille, le goccioline d'acqua sui peli del muso. Eravamo entrambe stupite, sorprese, forse un po' impaurite e non sapevamo che fare. Cominciammo ad indietreggiare lentamente. Rimanemmo ancora una volta separate dal masso. Ferme. Io avrei voluto rivederla. Dopo un po' mi portai verso la parte alta dei massi. Anche lei si mosse, piano, girandosi di quando in quando. Risalì la china; ero così emozionata e felice di quell'incontro che l'idea di farle una foto non mi sfiorò la mente. Era un grosso maschio e zoppicava visibilmente. Probabilmente ormai non usava più quella zampa da un pezzo. Credo che mi avesse notata da giorni, visto che ero ospite del suo territorio, per questo non scappava da me ma si limitava ad allontanarsene.
La rividi un altro paio di volte, ci guardavamo da lontano, senza fretta, fra pungitopi ed ellebori.