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estratto da "Specie vegetali ed ornitiche comuni del bacino del Massaciuccoli"

Introduzione

La convenzione di Ramsar (1972) ha definito le zone umide come "aree palustri acquitrinose o torbose, o comunque specchi d'acqua naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua ferma o corrente, dolce, salmastra o salata, compresi i tratti di mare la cui profondità non ecceda sei metri con la bassa marea". Il lago e la palude di Massaciuccoli rientrano in questa definizione più generale; se osserviamo più in dettaglio le caratteristiche di quest'area possiamo definire la zona umida di Massaciuccoli costiera, planiziaria e dulciacquicola perché geograficamente situata vicino ed al livello del mare, con salinità inferiore a 500 mg/l e con presenze di specie vegetali caratteristiche. Infatti 1'area, pur così prossima al mare, mantiene un tasso di salinità tanto basso da consentire la vegetazione di specie alofobe, the non sopportano, cioè, alte concentrazioni saline, quali l' Utricularia, la Lemna e la Typha (vedi schede).
Studi sulla geomorfologia del lago spiegano la sua formazione con una successione di eventi, susseguitisi durante 1'Era Quaternaria, che hanno visto alternarsi situazioni favorevoli alle invasioni marine a momenti in cui prevaleva l'ambiente continentale. Una testimonianza di questo alternarsi è costituita dalle tracce di sedimenti di natura lacustre e salmastra rilevabili nella zona. I cordoni di sabbia, originati da questi fenomeni, hanno poi, a loro volta, svolto un rilevante ruolo morfogenetico: dapprima barre sommerse, poi affioranti e, infine, lidi hanno isolato in modo parziale o totale, dietro le loro dune, sacche d'acqua che hanno originato lagune e stagni. La più estesa di queste zone depresse retrodunali del litorale toscano è, oggi, quella del lago-stagno di Massaciuccoli. Lago-stagno perché la sua profondità media è di due metri. La strenua difesa delle zone umide, soprattutto quelle costiere, da parte di coloro i quali si occupano di natura è dovuta, essenzialmente, a tre ordini di motivi, tutti di pari importanza.
Questo tipo di ambiente, presente in modo pressoché regolare lungo le coste mediterranee, fornisce all'avifauna migratoria una serie di preziose stazioni di sosta per il rifornimento di cibo durante i loro estenuanti voli stagionali.
Per molte specie vegetali queste aree hanno rappresentato un sicuro rifugio durante le oscillazioni climatiche del Quaternario. Per Massaciuccoli fattori climatici legati alla particolare geomorfologia delle zone circostanti, sono stati determinanti per la coesistenza di entità di provenienza nordica (Sphagnum) o subtropicale (Osmunda). Infatti, mentre da un lato le catene montuose (Alpi Apuane e Monti Pisani) poste a nord e ad est fanno da barriere naturali per i venti carichi di umidità che spirano da sud-ovest, riuscendo a regimare sia le precipitazioni che la temperatura, dall'altra il mare impedisce forti escursioni termiche. Infine, il terzo ordine di motivi riguarda in assoluto la funzione biologica ed ecologica che le zone umide, ,e più specificatamente quelle palustri dulciacquicole, hanno. E' questo, infatti, l'ambiente con maggiore produttività primaria: dove definiamo produttività primaria la velocità alla quale l'energia radiante viene trasformata dall'attività fotosintetica e chemiosintetica degli organismi produttori in sostanze organiche che possono essere utilizzate come cibo.